Sofia Milos: an Italian fable

Nell’epoca della “fuga dei cervelli” assistiamo anche alla “fuga dei talenti”. Nella maggior parte dei casi però gli attori italiani (anche illustri) che lasciano la terra natia per gli States non ottengono mai il successo sperato. Per ricordare storie felici bisogna tornare indietro con la memoria di almeno una cinquantina d’anni; erano gli anni d’oro del cinema italiano e le nostre dive incantavano il pubblico di tutto il mondo. Nel 1956 Anna Magnani vinceva l’Oscar come miglior attrice per la sua interpretazione ne La rosa tatuata di Daniel Mann, e nel 1962 l’ambita statuetta veniva consegnata nelle mani di Sophia Loren per la sua struggente interpretazione ne La Ciociara, capolavoro tutto italiano tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia e diretto da Vittorio De Sica. Poi, molto poco. Nei primi anni ’90, è la volta di una giovane ragazza di origine lucana nata da genitori emigrati in Svizzera, a Zurigo. Nella città elvetica ha studiato Economia e Commercio prima di trasferirsi a New York e, poi, a Los Angeles. E lì trova l’America, è proprio il caso di dirlo. Negli anni raggiunge il suo sogno di diventare un’affermata attrice italiana internazionale. Recita in ben otto serie televisive da protagonista (tra cui Csi Miami, I Soprano e Criminal Minds) e dieci film. I suoi occhi ricordano quel mare del sud d’Italia che l’ha tanto cullata, e la sua forme prorompenti l’ha resa un’icona di bellezza e fascino. Sofia Milos è in Italia per stare un po’ con sua mamma e per impegni di lavoro. Uno degli aspetti positivi dell’essere artista oggi è che non ci sono confini, basta un video provino o un colloquio via Skype per stare in contatto (e lavorare) con tutto il pianeta. E chissà che Sofia non possa regalare nuove interpretazioni nel Paese che l’ha cresciuta artisticamente. Sicuramente lei rappresenta un grande orgoglio nazionale. E per questo il 14 luglio sarà insignita del premio “Eccellenze a Capri” nella splendida cornice dell’isola più amata del Golfo di Napoli. Un raro esempio di trasferimento dall’Italia all’America con epilogo positivo.

Partiamo dal Premio. Che cosa le suscita questo riconoscimento in patria?

Soddisfazione e orgoglio. Ancora ricordo quando a 19 anni mi sono trasferita a New York. All’epoca facevo la modella. Nonostante la giovane età quel lavoro mi aveva già portato a viaggiare molto: Milano, Tokyo, Parigi. Stavo avendo successo nel mondo della moda anche grazie a copertine per riviste importanti come Vogue Italia. Il lavoro di modella iniziava però a starmi stretto perché era troppo basato sull’estetica. Io ho sempre avuto molta creatività e una fascinazione per tutto quello che era arte. Disegnavo, dipingevo, e capii che la recitazione sarebbe potuta essere la strada giusta. Sono felice di ricevere questo premio nella mia terra, ma ancor di più perché è un riconoscimento al “genio italiano nel mondo”. Sono orgogliosa di aver tenuto alta la bandiera italiana. E spero di avere l’opportunità per continuare a farlo.

Non solo premiazioni, è in Italia per stare un po’ con la sua famiglia davvero speciale…

Sì, la mia famiglia vive qui in Italia tra Roma e la Basilicata. Torno spesso qui. Si sta molto bene, mi piacerebbe passarvi più tempo e questo farebbe molto piacere a mia madre. Questo farebbe piacere anche a me perché è anche un’ottima cuoca, è stata la mia prima insegnante. Sto passando molto tempo con lei. Inoltre sono andata a trovare mia nonna, che ha 106 anni ed è trisnonna. È nata il giorno di Natale, per questo si chiama Natalina, ha partorito 12 figli. È una donna fortissima. È sopravvissuta a molti figli, compreso mio padre che è venuto a mancare 13 anni fa. Una vera matriarca, una donna dolce e forte. Quello che ho sempre ammirato di lei è la capacità di farsi ascoltare da tutti senza dover mai alzare la voce. Ogni volta che la vedo mi dice: “t’ho sempre voluto bene”.

Cosa le ha insegnato una donna come sua nonna?

A pensare sempre al futuro. Nonostante l’età avanzata continua a pensare al domani. Quando l’ho vista qualche giorno fa le ho chiesto: “nonna, cos’è secondo te la bellezza in una donna?” e lei ha risposto: “quello che sei tu. Essere se stessi”. È una donna saggia e di carattere. Ama il buon cibo e si vanta di bere due bicchieri di vino rosso al giorno, e devono essere pieni sino all’orlo.


Nei suo racconti riecheggia costantemente il suo amore per l’Italia e per il cibo italiano…

Sì, amo questo Paese. Nelle scorse settimane ho presenziato ad alcune trasmissioni televisive legate ai mondiali di calcio. Purtroppo gli azzurri non si sono qualificati ma essendo cresciuta a Zurigo ho tifato per la Svizzera. Mi sento però totalmente italiana. Queste trasmissioni sono state registrate a Milano, ho potuto così visitare questa città beneficiando di una guida d’eccezione: la mia amica Elisabetta Armiato, già Étoile del Teatro alla Scala, e milanese doc. Mi ha portato in ristoranti tipici a mangiare la cotoletta e altre prelibatezze lombarde, e ad ammirare le bellezze di questa città meravigliosa.

La parte di Milano che più le è piaciuta?

Il Duomo, lo trovo affascinante e maestoso. Passeggiando per le città italiane, come Roma o Matera, capisco quanto sia importante non dare mai per scontato la bellezza che ci circonda, e che circonda chi ha la fortuna di vivere in Italia.

E il suo piatto italiano preferito?

Amo tutta la cucina mediterranea: in particolare pesce e verdure. Mangio un po’ tutto, dal vitello tonnato agli strascinati lucani, nelle vacanze si può eccedere, ma di norma evito glutine, latticini e zuccheri.

Il suo nome le ha portato bene. Sophia Loren è stata una delle poche attrici italiane ad avere successo oltreoceano. Ha rappresentato un modello a cui ispirarsi?

Sicuramente sì. A Los Angeles ho interpretato in teatro Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, testo da cui Vittorio De Sica ha tratto Matrimonio all’italiana. È un’attrice immensa e per me fonte inesauribile d’ispirazione. Non posso però non citare Anna Magnani. Ho portato in scena per due volte La rosa tatuata. E se in passato ho interpretato Rosa, lo scorso anno ho avuto l’onore di interpretare il ruolo che fu di Anna Magnani. Un’emozione indescrivibile.

Afferma con orgoglio che, nonostante il successo raggiunto, non ha mai smesso di studiare…

Nei primi anni ’90 appena arrivata negli Stati Uniti ho iniziato a studiare con Milton Katselas al Beverly Hills Playhouse, e nonostante già stessi lavorando non ho mai abbandonato lo studio. È un coach che ha influito tantissimo sulla mia vita. Da lì sono usciti molti attori importanti di Hollywood come George Clooney e Michelle Pfeiffer. Ora da qualche anno studio con Ivana Chubbuck che è molto apprezzata a livello internazionale. Bisogna sapersi mettere continuamente in gioco, provare, sperimentarsi. Attraverso lo studio e l’allenamento costante posso cercare nuove sfaccettature, la vita cambia continuamente e l’artista deve avere umiltà e un’instancabile curiosità per poter volare alto; deve avere il coraggio di guardare la vita da punti di vista sempre nuovi. Il messaggio più bello che un artista può trasmettere al suo pubblico è quello di non stancarsi mai di rinnovarsi e di lasciarsi ispirare dall’arte.

Sia nel cinema che nella sua famiglia le donne che l’hanno ispirata hanno tutte carattere e personalità…

Sì, prima che le grandi dive del cinema italiano, la forza di mia madre è stata per me una grande fonte d’ispirazione. Anche nel lavoro ho sempre preferito interpretare ruoli di donne forti. Donne forti che non abbandonano la loro femminilità. Mi piacciono le donne che sanno tenere testa agli uomini senza perdere classe ed eleganza. Il mio primo lavoro importante è stato Café Americain, e sono stata la prima straniera ad avere un ruolo costante in una serie tv americana. Spesso, purtroppo, il forte accento straniero può essere un ostacolo. Io credo di aver fatto un po’ da apripista. Poi sono arrivati ruoli da coprotagonista come la detective Yelina Salas in Csi Miami o il boss della camorra Annalisa Zucca ne I Soprano. In entrambi i casi il pubblico ha apprezzato vedere una donna destreggiarsi in lavori generalmente maschili. E io mi sono divertita tantissimo. Ma non finisce qui, vorrei continuare a raccontare la forza e il coraggio delle donne italiane, magari recitando in italiano, la mia lingua.

Click here to read the articles